Toto Forray è arrivato in Italia a 17 anni: nella sua prima stagione da professionista a Messina ha avuto modo di comprendere il ruolo importante che la pallacanestro, o lo sport in genere, può ricoprire per inserirsi in una nuova realtà.

In quell’anno, anche se le cose dal punto di vista sportivo non andarono benissimo, grazie ai miei compagni di squadra, allo staff e alla gente che avevo conosciuto, sono riuscito a superare i normali problemi che si possono verificare quando si vive a tanti km da casa propria”.

Di questa esperienza e di tutte le successive, a Padova, a Jesolo, Forlì e poi a Trento, il capitano bianconero ha parlato giovedì presso l’aula magna dell’Istituto Comprensivo di Ala nella serata dal titolo “Lo sport include…noi?” organizzata all’interno delle iniziative previste nella “Settimana dell’accoglienza” (30 settembre-6 ottobre).

In questi 16 anni di esperienza in Italia Toto ha potuto sperimentare come lo sport sia stata l’occasione per integrarsi con le diverse realtà conosciute trovando sempre nello sport la chiave di lettura per costruire relazioni con le persone.

Durante la serata Massimo Komatz, direttore di Aquilab, ha raccontato i progetti realizzati in questi anni all’interno del mondo di Aquila Basket in cui il basket è stato strumento di inclusione sociale straordinario per richiedenti asilo, persone con disabilità o persone con problematiche particolari.

Tante sono state le domande poi che il pubblico presente in sala ha fatto a Toto Forray: dalle caratteristiche dello sport in Argentina alla difficoltà di far convivere il lavoro con le esigenze della famiglia, dalle aspettative per questo campionato all’allenamento sui tiri liberi.

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