Ho iniziato a cullare il sogno di diventare un giocatore di basket fin da quando ero alle superiori. Quando ero al college, studiavo e giocavo a basket. E per fare entrambe le cose ho fatto dei sacrifici: ogni mattina mi alzavo alle 4.30 e alle 5 ero in palestra per fare 500 tiri perché volevo migliorare in quel fondamentale. E ora sono un giocatore di basket e ho anche una laurea che mi consente di guardare con fiducia al mio futuro” Quarto appuntamento ieri mattina per il progetto “Basket&Life” alla scuola “Don Milani” di Rovereto: questa volta è stato il turno di Trent Lockett, 25 anni, ala della Dolomiti Energia Trentino, alla sua prima stagione in Italia. “Basket&Life” è il percorso di sport e valori organizzato dalla Dolomiti Energia Trentino insieme alle classi terze dell’Istituto Tecnico Economico della scuola di Rovereto, che ha già visto protagonista nelle lezioni scorse Sanders, Wright e Sutton. Lockett, assistito come sempre dai coach Nenad Jakovljevic e Alessio Marchini, ha fatto da dimostratore in molti esercizi che avevano come obiettivo il miglioramento del fondamentale del palleggio: e poi, nella seconda parte della mattinata, ha avviato il dialogo in lingua inglese con gli studenti partendo da una frase di Kareem Abdul Jabarr: “I think that the good and the great are only separated by the willingness to sacrifice.” (“Penso che il buono e l’ottimo siano separati solo dalla disponibilità al sacrificio”) E proprio in questo contesto Trent Lockett, oltre a raccontare vari episodi della sua vita, ha sottolineato come il raggiungimento del suo sogno non sia frutto del caso o solo del talento individuale ma di una grande dose di sacrificio quotidiano. Dopo questo incontro, il prossimo e conclusivo appuntamento del percorso sarà in gennaio con il capitano bianconero Toto Forray. Dopo aver visto i fondamentali del palleggio, passaggio, tiro e difesa, sarà la volta di trasformare tutto questo in una partita.

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