Le parole di Bruno Cerella, le storie dei bambini e adolescenti inclusi nei progetti sul territorio della Fondazione Baskonia-Alaves, le emozioni nel rivedere Aaron Craft, uno dei giocatori simbolo della storia di Aquila Basket Trento: e poi le tante attività sviluppate durante la stagione 24/25 dalla Fondazione Aquila per lo Sport Trentino insieme alle associazioni, le scuole, ai cori e le bande e tanti altri soggetti del territorio trentino. Questi gli ingredienti della bella serata vissuta presso l’ITAS Forum in occasione della V edizione del workshop di Fondazione Aquila dal titolo “In&out: una partita dentro e fuori dal campo.” Bruno Cerella, ex cestista conosciutissimo a Trento anche per le tante sfide vissute in maglia Reyer e Olimpia Milano, ha fondato nel 2011 insieme all’amico Tommaso Marino l’associazione "Slums Dunk ODV", un progetto nato per migliorare attraverso lo sport le condizioni di vita di bambini e giovani nelle aree economicamente e socialmente degradate del mondo “Si tratta di un progetto che ha l’obiettivo di permettere di fare esperienze di vita praticando lo sport, che diventa mezzo di promozione di valori”, ha raccontato l’atleta di Bahia Blanca, che ha ricostruito nel dialogo con il giornalista Mauro Keller la sua storia personale fatta di scelte non scontate. Dorleta de la Presa, coordinatrice della scuola basket di Fondazione Baskonia Alaves, ha raccontato i diversi progetti inclusivi sviluppati sul territorio basco: il suo intervento, durante il quale ha raccontato alcune storie positive legate ad adolescenti migranti che ora giocano nelle giovanili del Baskonia, si è concluso con una  domanda importante “Che fine avrebbero fatto ora questi ragazzi senza questi progetti?” Da ultimo, in collegamento a distanza, Aaron Craft, indimenticato giocatore della Dolomiti Energia Trentino, ha ricordato con emozione le stagioni a Trento, la prima delle quali chiusa con la finale scudetto dopo aver eliminato ai playoff Milano “Non c’è nulla di più bello che giocare ai playoff: quindi, non abbiate paura e giocate con coraggio. Avete fatto una grande stagione finora e quindi giocate con coraggio.”

 Aaron ha poi ripercorso i motivi della sua scelta di smettere con la pallacanestro per iniziare il percorso per diventare medico, una professione che vive con uno spirito di servizio verso la comunità. Il workshop è stato anche il momento per condividere con le oltre 200 persone presenti le tantissime iniziative dell’area AquiLab organizzate durante l’anno, spesso coinvolgendo i giocatori della Dolomiti Energia Trentino: presenti quindi le 22 organizzazioni dell’area no profit, le molte scuole con cui Aquila Basket ha collaborato, i cori e le bande che si sono esibite al palazzetto e molte altre organizzazioni e istituzioni del territorio trentino.

 In particolare c’è stata l’occasione di raccontare i progetti che nel corso della stagione 24/25 hanno utilizzato lo sport della pallacanestro come strumento per fare squadra e comunità. Si è parlato quindi di “Pump up the jam”, il torneo per pazienti adolescenti in cura per malattie oncoematologiche presso 8 ospedali del nord Italia, poi del progetto di basket inclusivo organizzato insieme al Liceo “Rosmini” e al percorso ATS dell’Istituto “De Carneri” di Civezzano, il percorso di basket in carcere con coach Crespi e Toto Forray come volontario, oppure il progetto “Everybody needs some basket”, una squadra con 30 ragazzi e ragazze con esperienze di vita, abilità e disabilità diverse. 

La carica dei Bianconeri per Gara 2
Cale sulla sirena vince Gara 2 con un tiro incredibile. Giovedì si va al forum sull’1-1