Tony Mitchell arriva al Vinitaly rispondendo, a chi glielo chiede, che a lui “il vino piace, soprattutto se è bianco e frizzante”, ma non è “esattamente un esperto”.

Tempo un'ora, ospite assieme a Isaiah Armwood e Davide Pascolo dello stand Cavit ricavato all'interno del padiglione di Verona Fiere dedicato ai vini del Trentino Alto Adige, e la musica è già cambiata: con il miglior marcatore del campionato di serie A a fare istrionicamente la parte del sommelier, forte dei consigli e delle indicazioni fornitegli da una interessante chiacchierata con il direttore generale di Cavit Enrico Zanoni e con il direttore marketing del consorzio cooperativo Giovanni Negri. “Vedi - spiega Tony, con aria da perfetto enologo -. Queste che sono nelle teche alla parete sono bottiglie di grande qualità, non è mica roba che trovi dappertutto. Quel vino che vedi lì, ad esempio, si chiama Riserva Graal, viene prodotto solo in 12mila bottiglie l'anno ed è quello di maggiore qualità tra tutti. Quest'altro invece è il più esclusivo, ne fanno solo 5mila bottiglie. Penso che quest'estate ne porterò almeno un paio negli Stati Uniti, per farlo assaggiare alla mia famiglia”.

Sui rossi, invece, Mitchell non è granché preparato: “Ho provato il lambrusco un paio di volte, ma in genere non mi fanno impazzire, non credo siano il mio genere”. Per farlo ricredere Cavit gli fa dono, al termine della visita, di una bottiglia di Quattro Vicariati, puntando invece su una bottiglia di Vino Santo Arèle per Isaiah Armwood, più attratto dal gusto dei vini dolci, e su un Altemasi Millesimato per Davide Pascolo. 

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