Storie di sport che allenano alla vita. Come quella di Jamarr Sanders, da due anni giocatore di riferimento della Dolomiti Energia Trentino il cui futuro, in una travagliata gioventù trascorsa nei quartieri problematici di una città dell’Alabama, venne salvato dalle insidie della strada dalla viscerale passione per il basket. Storie di regole in grado di regalare libertà di espressione ai giocatori. Come quelle che ogni giorno Maurizio Buscaglia, allenatore alla decima stagione sulla panchina della Dolomiti Energia Trentino, trasmette ai suoi atleti per far eseguire loro quello spartito comune, su cui poi innestare gli assoli dei singoli talenti individuali, destinati a rendere il gioco delle sue squadre tanto efficace (Trento è passata negli ultimi due anni dal vincere la LegaDue, all’esordire con un quarto posto da record in Serie A, al giocare una semifinale di Eurocup perdendola di soli due punti) quanto bello (come testimoniano i riconoscimenti arrivati a Buscaglia come allenatore dell’anno di LegaDue nel 2014, di Serie A nel 2015, e di Eurocup nel 2016).

Sono stati questi i temi centrali dell’appuntamento “Sport – Allenarsi alla vita”, svoltosi presso l’Aula Magna dell’Istituto Arcivescovile Dame Inglesi di Rovereto nell’ambito dell’edizione 2016 di Educa, il festival dell’Educazione che quest’anno ha come tema il rapporto tra “Libertà e regole”. L’evento, a cui hanno presenziato diverse classi di alcuni istituti superiori roveretani, ha messo a confronto coach Maurizio Buscaglia e Jamarr Sanders (nella foto Panato) con oltre cento studenti, che grazie ad una approfondita conoscenza della lingua inglese e ad un entusiasmo e una curiosità degne di nota, hanno bombardato di domande i due portacolori della Dolomiti Energia in un confronto tanto interessante e coinvolgente quanto formativo. “Da ragazzino ero il miglior giocatore di pallacanestro delle scuole superiori dell’Alabama, e per questo pensavo di non aver bisogno di studiare per poter costruire il mio futuro – ha raccontato Sanders presentandosi ai ragazzi intervenuti -. Sbagliavo: arrivato al college, le regole dell’Università mi costrinsero a perdere praticamente una intera stagione perché i miei voti non erano sufficienti. In quel momento la mia vita avrebbe potuto prendere una brutta piega. Solo rimettendomi a studiare, come era giusto facessi per aprire la mia mente e tenermi aperte altre opzioni per il futuro, ho potuto rimettere a posto le mie medie tornando a fare quello che ho sempre sognato di fare: giocare a pallacanestro su quei 28 metri di campo che, ogni volta che calco, mi fanno sentire libero”.

La pallacanestro sintetizza in molti modi diversi il rapporto tra regole e libertà – ha invece detto coach Buscaglia -. Per una squadra di basket le regole sono fondamentali per costruire una chimica di gruppo, una organizzazione di gioco, un modo di stare insieme tra ragazzi che nello sport professionistico d’oggi sono giocoforza provenienti da tante culture diverse. Al tempo stesso però le regole sono solo  un modo che abbiamo per mettere gli atleti nelle condizioni di esprimere la propria libertà, specie quella espressiva sul campo, al servizio degli obiettivi comuni. In questo senso credo che il basket possa essere un modo di allenarsi alla vita perché questi sono valori che possono essere applicati a qualsiasi esperienza futura dei ragazzi”.

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